Il Fondo Capponi aggregato alla Biblioteca Arcivescovile
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 12/2013
Il Fondo Capponi è attualmente conservato nel sottotetto dell’edificio dell’Episcopio, di conseguenza inaccessibile al pubblico e soprattutto di difficile gestione per gli stessi responsabili della Biblioteca Diocesana, comunque, per ora, costituisce l’unico luogo adatto, ai fini conservativi, a custodire il suddetto Fondo (cfr. foto).
Il Fondo fa parte integrante della ormai estinta Biblioteca Arcivescovile, divenuta a sua volta un fondo, ma a mero titolo di deposito, dell’attuale Biblioteca Diocesana di Ravenna-Cervia ‘San Pier Crisologo’.
Il Fondo Capponi è ciò che rimane a Ravenna dell’antica biblioteca del suo omonimo proprietario, ovvero l’arcivescovo Luigi Capponi (1621-1645), cardinale, nato nel 1583 da illustre famiglia fiorentina, per intenderci l’arcivescovo della grande inondazione di Ravenna del 27 maggio 1636, ed è sconosciuta la sua data di acquisizione da parte della Biblioteca Arcivescovile.
La sua consistenza è molto esigua rispetto alla media dei patrimoni librari di eruditi e notabili dell’epoca e si direbbe quasi irrisoria rispetto ad esempi veramente singolari quali la biblioteca del parroco bibliofilo dei SS. Nicandro e Marciano, Giandomenico Michilesi, di alcuni decenni posteriore, che ammontava a 2.526 unità librarie. Infatti, raccolto in cinque casse, il nostro Fondo è costituito da appena 128 volumi. Il che desta più di un dubbio riguardo alla sua reale entità.
Ora appare evidente che si tratta non di un’intera biblioteca ma del suo avanzo, ancora avvolto nel mistero. Però si possono fare già alcune considerazioni, in attesa di trovare importanti riscontri documentari. Prima di tutto si potrebbe ipotizzare, appunto, l’intervento catastrofico della natura, in occasione della famosa inondazione, ma da documenti conservati presso l’Archivio Storico Diocesano di Ravenna-Cervia e presso l’Archivio di Stato di Ravenna si capisce che molto probabilmente né l’antica Biblioteca Arcivescovile né la biblioteca personale dell’allora arcivescovo Capponi furono andate distrutte, e ciò in virtù dell’estrema esiguità dei danni ai beni mobili, registrati per quanto riguarda il Duomo, l’Episcopio e lo stesso arcivescovo nei vari elenchi stilati dai periti delegati dalla Comunità di Ravenna nell’immediatezza dell’evento. Inoltre occorre precisare che molto probabilmente la biblioteca personale dell’arcivescovo Capponi non era, nella sua parte più rilevante, a Ravenna, bensì a Roma, dove l’arcivescovo si trasferì definitivamente in seguito alla rinuncia al suo episcopato ravennate a favore del nipote Luca Torreggiani nel 1645 e vi morì solo nel 1659. Allora si può ipotizzare che per un qualche motivo i libri del Fondo suddetto, erano stati destinati dal loro proprietario alla sede arcivescovile di Ravenna e sono sopravvissuti, non si sa in quale misura, sempre a Ravenna, alle vicende che hanno portato alla dispersione pressoché totale dell’antica Biblioteca Arcivescovile, molto probabilmente per cause umane, più che naturali.
La maggior parte dei volumi che compongono il Fondo è di argomento giuridico, quindi, sintomatico di un uso precipuo, legato soprattutto all’ambiente della Cancelleria Arcivescovile. Non è improbabile, nel passato della Curia Arcivescovile di Ravenna, un rapporto di mutuo scambio tra la biblioteca degli arcivescovi e una molto verosimile biblioteca della Cancelleria. Per cui alcuni libri utili per il lavoro della Cancelleria erano destinati dagli arcivescovi all’uso amministrativo, viceversa i libri utilizzati per tanto tempo dalla Cancelleria, ad un certo punto di usura, erano ‘versati’ nella biblioteca degli arcivescovi, e a testimoniare questo vi è della documentazione molto interessante dell’Archivio Capitolare, conservato presso l’Archivio Storico Diocesano. Ciò spiegherebbe perché anche in questo caso i libri del cardinale Capponi, di argomento giuridico, si trovavano proprio a Ravenna, forse in parte o tutti.
Il Fondo in questione è quasi integralmente composto di edizioni giuridiche (opere di illustri giuristi del passato e contemporanei all’arcivescovo, come Pietro de Archamo, Floriano de Sancto Petro, Iacobino de S. Georgio, il cardinale Pietro Parisio, Carlo Ruini e soprattutto Giovanni Nicolétti, noto anche come Giovanni da Imola), non solo, queste edizioni sono di ottima qualità (stampatori soprattutto veneziani, come Giunta o Giunti) e tutte aggiornate, ovvero della seconda metà del sec. xvi e solo una è per la precisione dell’anno 1601. Tutti gli esemplari presentano l’ex libris inconfondibile del cardinale Capponi, a parte quelli dove è caduto, costituito da una striscia di carta riportante un cartiglio a stampa con inscritto il nome dell’arcivescovo. I volumi sono in formato piuttosto grande, in folio, e la carta è in buone condizioni di conservazione, fatta eccezione per le legature che sono per la maggior parte sfasciate.
I locali nei quali è conservato il Fondo Capponi, insieme a quasi più della metà dell’intero patrimonio librario dell’ex Biblioteca Arcivescovile, come si è già esposto sopra, sono estremamente provvisori ed utili, quindi, solo ai fini conservativi, perché sicuri e dal punto di vista ambientale abbastanza adatti, ma completamente inadatti per quanto riguarda la gestione del materiale e l’espletamento di tutte le operazioni proprie dei bibliotecari addetti alla Biblioteca Diocesana di Ravenna-Cervia, che è unica responsabile del suddetto materiale bibliografico.
Per tanto si auspica sempre la costruzione di un nuovo edificio per ospitare integralmente ed in maniera opportuna la Biblioteca Diocesana con tutte le sue raccolte.
Massimo Ronchini
Direttore della Biblioteca Diocesana ‘San Pier Crisologo’